BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA
    Díaita

 

Pluteo 65.21

 

4. Epicuro, Epistula ad Menoeceum

Firenze, sec. XV (1433)
membr.; mm 278 x 206; cc. I, 210, I’
Pluteo 65.21

La maggior parte delle opere di Epicuro ci è nota da fonti indirette, dai papiri ercolanesi e da Diogene Laerzio (attivo nel III sec. d.C.), che nelle Vite dei filosofi dedica il libro X a Epicuro: oltre alla vita e al pensiero del filosofo greco, l’opera tramanda le tre lettere – quella a Erodoto sulla fisica, quella a Pitocle sui fenomeni celesti e quella a Meneceo sulla morale – e le Massime capitali.
L’epistola a Meneceo è incentrata sul raggiungimento della felicità, che consiste nel piacere e quindi nel soddisfacimento dei bisogni. Epicuro distingue fra piaceri naturali e necessari, come il mangiare e il bere, che possono essere facilmente soddisfatti, e piaceri naturali ma non necessari, che possono essere soddisfatti purché non comportino affanni. Bisogna invece guardarsi dal soddisfare i bisogni non naturali e non necessari perché sono fonte di turbamento.
Il manoscritto laurenziano conserva il testo dell’opera di Diogene Laerzio nella traduzione latina che ne fece l’umanista e teologo camaldolese Ambrogio Traversari (1386-1439) nel 1425, premettendovi una lettera di dedica a Cosimo de’ Medici. La fortuna della traduzione, che permetteva anche a chi non conosceva il greco di accostarsi al testo di Diogene, è testimoniata dal cospicuo numero di manoscritti – diciassette – che vennero prodotti durante il XV secolo e dall’eccezionale numero di edizioni a stampa – ben sette – che furono pubblicate fra il 1472 e il 1497.
Il codice contiene la Vita Epicuri da c. 182v alla fine. Come si legge nella sottoscrizione, fu finito di copiare l’8 febbraio 1433 (1432 stile fiorentino) nel convento fiorentino di Santa Maria degli Angeli dal monaco Michele, che fu allievo dello stesso Traversari. La decorazione è costituita da iniziali a bianchi girari poste all’inizio della dedica e di ognuno dei libri.
Si espone la c. 182v dove inizia la vita di Epicuro.

[A.R.F.]

Bandini 1774-1778, II, coll. 736-737; De la Mare 1985, p. 513; Ceccanti 1990, II, pp. 237-238; De la Mare 1992, p. 147.

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