BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA
    Díaita

 

Pluteo 73.34

35. Bernardo Torni, De conservanda sanitate (De sanitate tuenda)

Firenze, sec. XV ex.
membr.; mm 240 x 160; cc. I (cart.), 90, I’ (cart.)
Pluteo 73.34

Il codice, vergato in un’elegante corsiva umanistica, è ad oggi l’unico a tramandarci il De conservanda sanitate del medico e letterato fiorentino Bernardo Torni (seconda metà del sec. XV), lettore nello Studio fiorentino e in quello pisano e autore di vari opuscoli medici e filosofici.
La sua sobria ma elegante decorazione si concentra sulle prime due carte. A c. 1r, in testa al prologo, è un’iniziale dorata in campo blu su fondo verde e rosso, da cui si diparte un fregio floreale che occupa il margine sinistro. Nel margine inferiore vi è il medesimo fregio, al centro del quale è l’anello diamantato, emblema della famiglia Medici, entro il quale si trovava probabilmente uno stemma che è stato abraso; l’anello è sormontato da una sfera armillare e da un nastro con il motto Fiet tandem. Simile, ma di modulo inferiore, è l’iniziale con fregio floreale in corrispondenza dell’inizio del trattato (c. 2r).
L’opera è dedicata a un reverendissimus dominus identificabile con ogni probabilità con il cardinale Giovanni de’ Medici (1475-1521), futuro papa Leone X, di cui il Torni era medico curante negli anni novanta e a cui aveva dedicato anche un altro suo trattato, il De quadragesimalibus cibis. Gli elementi di carattere araldico (l’anello diamantato e lo stemma abraso che doveva essere quello mediceo) fanno supporre che il codice fosse la copia di dedica offerta a Giovanni. Non sono tuttavia chiari i motivi delle rasure sia della rubrica iniziale che avrebbe dovuto contenere il nome dell’autore e del dedicatario, sia dei passi nel testo in cui compaiono il nome del Torni e la sua identificazione come medico del cardinale.
L’intento dell’opera – la dimostrazione che per il mantenimento della buona salute è indispensabile la cura della complessione attraverso l’igiene del corpo e della vita quotidiana – è chiaramente espressa nel prologo. Il Torni scrive infatti di voler indicare sinteticamente («brevius quo potero», c. 1v) i segni che possono aiutare a comprendere la natura della propria complessione per individuare i rimedi più opportuni, esporre quindi le regole universali (i quindici canoni), quelle che «alii de conservatione sanitatis loquentes obmictunt» (c. 1v), e infine analizzare le sei res non naturales, «aer, cibus et potus, motus et quies, somnus et vigilia, inanitio et repletio et accidentia animi» (c. 20v), descrivendo le caratteristiche che devono avere per essere utili alla sanità del corpo (Verde 1985, pp. 940-941).
Si espone la c. 1r con l’incipit del prologo.

[E.A.]

Bandini 1774-1778, III, coll. 64-65; D’Ancona 1914, II/2, p. 453; Verde 1985, pp. 937, 940-941; C.A.L.M.A. 2006, p. 362.

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