BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA
    Díaita

 

Pluteo 73.39

37. Marsilio Ficino, De triplici vita

Italia centrale, sec. XV (ca. 1480-1490)
membr.; mm 260 x 163; cc. 178
Pluteo 73.39

Il manoscritto, copiato in minuscola umanistica, contiene i tre libri del De vita di Marsilio Ficino (cc. 6r-167v), preceduti da una lettera di Filippo Valori (c. 2r-v) e da una dedica di Ficino (cc. 4r-5v), entrambe destinate a Lorenzo il Magnifico, e seguiti da lettere apologetiche di Ficino (cc. 167v-174v) e da un epigramma in lode del De vita di Amerigo Corsini (c. 174v). Si tratta di un esemplare eccezionale sotto molti aspetti.
Da un punto di vista testuale, è l’unico manoscritto a tramandare indipendentemente dalle edizioni a stampa il De vita con il suo corredo di scritti giustificativi e ha quindi grande importanza nella ricostruzione della storia editoriale dell’opera, che comprende tre libri – De cura valitudinis eorum qui incumbunt studio litterarum, De vita longa e De vita celitus comparanda – composti in momenti differenti, tra il 1480 e il 1489, e per dedicatari diversi (Giorgio Antonio Vespucci e Giovan Battista Buoninsegni, Filippo Valori e Mattia Corvino).
Qui e nel suo Consilio contro la pestilentia (si veda la scheda 17) Ficino dà prova delle sue competenze e della sua pratica nell’ambito della prevenzione e della terapia. In particolare, nel De vita si occupa delle malattie proprie degli studiosi, fornendo consigli medico-dietetici adatti principalmente a coloro che si dedicano al pensiero nonché studiando l’influsso celeste sulla vita umana. Le pratiche indicate tendono a far vincere la melancholia e a innalzare la qualità dello spirito umano, generato dagli umori, al fine di renderlo più recettivo nell’accogliere i doni dell’anima del mondo.
Da un punto di vista storico e materiale, il codice rappresenta un’interessante testimonianza di un’opera realizzata in un contesto molto vicino all’autore: si riconoscono correzioni e aggiunte attribuibili alla mano di Luca Fabiani, segretario di Ficino, e interventi di mano di Sebastiano Salvini, cugino di Ficino, mentre un ritratto dello stesso Ficino è riconoscibile nella figura miniata da Attavante degli Attavanti nell’iniziale dorata a c. 4r. Originariamente il codice era destinato al re d’Ungheria Mattia Corvino – dedicatario tra l’altro del libro III del De vita – e per questo motivo erano stati apposti i suoi stemmi alle cc. 3 e 80r e composti specifici testi di dedica (cc. 3r, 80v). In seguito alla morte del sovrano (4 aprile 1490) Filippo Valori, il mercante fiorentino che aveva finanziato l’allestimento del codice, pensò di farne dono a Lorenzo il Magnifico: Ficino dovette perciò comporre un nuovo testo di dedica e in luogo degli stemmi corviniani, abrasi, furono posti quelli medicei.
Si espone la c. 4r recante nell’iniziale il ritratto di Ficino.

[S.M.]

Bandini 1774-1778, III, coll. 73-75; Marsilio Ficino 1984, pp. 133-136, n. 103; De la Mare 1985, p. 511; Dillon Bussi-Fantoni 1992, p. 142; Fantoni-Gentile 1992, pp. 128-130; I luoghi della memoria 1994, pp. 189-191, n. 76; Marsilio Ficino 1999, pp. 104-107, n. XXIX; Bianca 2004, p. 73; Katinis 2007, p. 103.

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