BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA
    Díaita

 

 

12. Miscellanea medica
12. Miscellanea medica

12. Miscellanea medica

Italia, sec. XIII
membr.; mm 186 x 115; cc. I (cart.), 99, I’ (cart.) secondo la più recente numerazione
che include alcune carte bianche aggiunte in epoca moderna
Gaddi 201

Questo piccolo manoscritto, vergato da più mani, contiene una miscellanea di testi riconducibili alla scuola medica salernitana, in particolare alla produzione letteraria del XII secolo. Il corpus comprende il «De cibis et potibus preparandis in acutis egritudinibus» ossia la Summula de preparatione ciborum et potuum infirmorum, un trattato sull’alimentazione dei malati di Pietro Musandino, illustre maestro salernitano della metà del XII secolo; le Regulae urinarum di Maestro Mauro (ca. 1130-1214); un anonimo Flores diaetarum; le Tabulae di Maestro Salerno. Seguono le «Cure magistri Platearii» o «Cure Mathei Platearii», secondo quanto una mano successiva verga nel margine superiore di c. 45r, segno di una paternità controversa, ma che gran parte della letteratura identifica con la Practica brevis, sintetico prontuario per la cura delle malattie, di Giovanni Plateario il Giovane (Galante 2007, p. 178) e infine il Compendium di Maestro Salerno. Si tratta di opere con finalità essenzialmente pratiche e didattiche, di terapia generale, ma anche di medicina preventiva, basata sulla corretta alimentazione, come l’anonimo trattatello sulle diete (cfr. Thorndike-Kibre 1963, coll. 268-269 per una lista di incipit similari variamente ascritti e Cantalupo 1992, pp. 9-24 per il testo).
Alla base dell’opera è la nota teoria ippocratico-galenica dei quattro umori – sangue, bile gialla, bile nera e flemma – che ben bilanciati garantirebbero il buon funzionamento dell’organismo, mentre il prevalere dell’uno o dell’altro causerebbe l’insorgenza delle malattie. A ogni alimento (frutta, verdure, carni, pesce, uova, ma anche vino, latte, acqua), da cui dipendono la conservazione e la ricomposizione dell’equilibrio degli umori, corrisponde una o più proprietà (caldo, freddo, umido e secco) secondo quattro differenti gradi d’intensità. Si legga ad esempio quanto l’autore dice a proposito della lattuga e delle pesche: «La lattuga è fredda in secondo grado ed umida, tuttavia è più nutriente di ogni sorta di erbe; il sangue che genera è ottimo, mitiga la sete, provoca il sonno» (c. 32v); «Le pesche sono fredde ed umide in secondo grado, generano flemma, ma quelle che facilmente si separano dal nocciolo e sono di sostanza tenera si digeriscono più rapidamente; anche queste vanno mangiate prima dei pasti e consumate con ottimo vino» (c. 33r; trad. Cantalupo 1992, pp. 30, 32).
Il codice, sobriamente decorato con iniziali rubricate, proviene dalla biblioteca della famiglia Gaddi (una vecchia segnatura «1026» si legge nel margine inferiore di c. 1r) ed è giunto in Laurenziana nel 1783.
Si espongono le cc. 32v-33r dove, tra gli argumenta marginali dell’opera Flores diaetarum, sono annotati nomi di frutti e verdure.

[E.A.]

Bandini 1791-1793, II, coll. 197-198; Collectio Salernitana 1852-1859, I, p. 238, II, p. 419, III, pp. 52-65; Pasca 1988, pp. 69, nota 5, 86; Cantalupo 1992, p. 7, nota VI; Et coquatur ponendo 1996, pp. 54-55; Galante 2007, p. 176, nota 33; Laurioux 2007, p. 253; Ausécache 2008, pp. 208, 211.

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