BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA
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INTRODUZIONE

22-25. Il Régime du corps di Aldobrandino da Siena
e i volgarizzamenti italiani conservati in Laurenziana

Il Régime du corps o Livre de physique fu composto in lingua d’oc, molto verosimilmente intorno al 1256, da Aldobrandino da Siena († Troyes 1287 ca.) su istanza di Beatrice di Savoia († ante 1259), moglie di Raimondo Berengario IV (1198-1245), padre di quattro regine – citato anche da Dante (Par. VI, 133) – e ultimo conte di Provenza, dove allora Aldobrandino esercitava la professione di medico.

L’opera, destinata a una dama d’alto rango, circolò inizialmente in una cerchia ristretta, ma acquisì ben presto un vero e proprio primato nel campo delle trattazioni mediche d’igiene e dietetica, oltre che naturalmente nella storia della lingua francese: si tratta infatti del primo esempio di testo medico composto in volgare anziché in latino, la lingua dei dotti, il che ne permise una rapida diffusione anche nei ceti sociali meno altolocati.

L’argomento, in particolare, è perfettamente consono all’uso del volgare, in quanto si tratta di un insieme di prescrizioni pratiche, e non dottrinali, su come mangiare, dormire, vestirsi. Aldobrandino non intende affrontare il modo di curare le malattie bensì prevenirle, impartendo consigli concreti per mantenere in equilibrio i quattro umori fondamentali (caldo, freddo, secco, umido) che secondo la medicina medievale costituiscono la nostra complessione, prevedendo nelle sue ricette soprattutto l’utilizzo di “semplici”, se pure a volte arriva a proporre anche ingredienti preziosi come, ad esempio, le perle.
Il Régime, un trattato complesso che si divide in quattro parti (igiene generale, salute dei singoli organi, dietetica con riferimenti anche alle pratiche culinarie dell’epoca, fisiognomica), non è ovviamente un’opera originale, ma una compilazione che si riconduce alle auctoritates arabe (Avicenna, Ali Abbas, Rhazes, Isaac Israeli, Johannitius) nella loro reinterpretazione della medicina greca (Ippocrate e Galeno, ma anche Aristotele e Diogene di Apollonia), di cui esistevano varie traduzioni latine.

Il testo, del quale è documentata una prima stampa nel 1481 (Lyon, Martin Huss; GW 857), venne pubblicato nel 1911 da Louis Landouzy e Roger Pépin, se pure in un’edizione che non si può considerare critica in quanto di fatto riproduce il manoscritto ritenuto più antico (Parigi, Bibliothèque nationale de France, fr. 2021, sec. XIII), siglato A, tra i soli quattro (A, B, C, D) presi in considerazione ai fini dell’edizione, sui trentasette allora noti, e via via andati ad aumentare in base ai nuovi censimenti di Françoise Féry-Hue (1987; 1999; 2004).

Molto diffuso in vari rimaneggiamenti francesi, ebbe anche traduzioni catalane, fiamminghe e italiane, e ad oggi se ne conosce anche una versione latina, certo derivata dalla cosiddetta redazione francese «roger male branche», dove il latino si presenta come una lingua di “volgarizzazione” scientifica, atta a veicolare il contenuto a un pubblico più istruito, che si muove in ambito sovranazionale (Bisson 2002).

In Italia il Régime è conservato in due diversi volgarizzamenti in lingua fiorentina chiamati R-I e R-II (Baldini 1998, p. 25), oltre che in uno intermedio che li contamina, ambedue derivati dalla redazione B. Il primo, anonimo, segue pedissequamente il testo francese; il secondo, il più rappresentato, è quello realizzato nel maggio del 1310 dal notaio fiorentino Zucchero Bencivenni (fl. 1300-1313) mentre si trovava ad Avignone e risulta meno legato all’originale per l’ampliamento della trattazione operato in più luoghi con stralci attinti da altri autori (Palladio, lo pseudo-Aristotele del Secretum secretorum, Pier Crescenzi, Albertano da Brescia) secondo una prassi comune nella trasmissione dei testi medievali.

La versione del Bencivenni è attestata anche dalla Crusca a partire dalla sua quarta edizione (1729-1738), che cita il manoscritto 171.1 – uno dei ben sei codici del volgarizzamento del Régime posseduti, non a caso, dal protomedico granducale, accademico e poi arciconsolo della Crusca Francesco Redi (1626-1697), dal 1820 conservato in Laurenziana insieme a tutta la sua collezione di codici – permettendo così la lemmatizzazione di numerosi termini specialistici di anatomia, medicina, farmacia, dietetica e fisiognomica.
Oltre alle edizioni parziali (un capitolo o poco più) del volgarizzamento di Zucchero della seconda metà dell’Ottocento, pubblicate da Ottaviano Targioni Tozzetti, Francesco Zambrini o Emilio Teza per nozze e dunque in tiratura limitata (Bersani 1986/1987, pp. 17-19), per ora l’unica integrale è quella curata nel 1981 dallo studioso di storia della medicina – in particolare di quella senese e di Aldobrandino – Alcide Garosi, che si fonda sul manoscritto II.II.85 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (secc. XIV-XV), ritenuto «il più completo», capostipite di un gruppo intermedio che contamina le due redazioni, talvolta riportandole entrambe.
Nel secolo scorso, in vista di una auspicabile, futura edizione critica, si sono avuti i contributi del Lospalluto (1921, pp. 37-54), della Bersani (1986/1987, pp. 20 sgg.) e della Baldini (1998), che hanno riesaminato la tradizione aggiungendo anche nuovi testimoni fino ad arrivare a circa una cinquantina (ivi, p. 34).

La Laurenziana, oltre a due esemplari del Régime du corps (Ashburnham 1076; Edili 187), conserva almeno quattordici codici noti (Acquisti e Doni 800; Gaddi 79; Plutei 73.47, 73.48, 73.49, 73.50, 73.51, 89 sup. 114; Redi 88, 141, 142, 164, 171.1, 171.2) che contengono le due versioni del volgarizzamento di Aldobrandino, compresa una probabile terza (Baldini 1998, pp. 35-36).

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