BIBLIOTECA MEDICEA LAURENZIANA
    Díaita

 

Pluteo 74.1

1. Pseudo-Ippocrate, De diaeta

Italia centrale, sec. XV seconda metà
membr.; mm 420 x 275; cc. II (cart.), 356, II’ (cart.)
Pluteo 74.1

Il manoscritto, di grande pregio e formato, è stato copiato a piena pagina in un’elegante minuscola greca attribuibile, a giudizio di Paul Canart, alla mano del copista di famiglia cretese Demetrio Damilas, identificabile in quel «librarius Florentinus» che a Firenze copiò diversi codici su committenza medicea e nel 1488 collaborò con Demetrio Calcondila, suo protettore, alla stampa della princeps di Omero per Piero di Lorenzo de’ Medici. Il ricco apparato decorativo del codice, attribuibile ad Attavante degli Attavanti, comprende, oltre alle iniziali ornate che impreziosiscono l’incipit di ogni opera, anche un’imponente carta iniziale: qui si possono riconoscere diversi motivi araldici medicei – lo stemma, l’anello con piume, i bronconi, la pianticella, le fiale, il pappagallo con il motto – che ricollegano il manoscritto alla persona di Lorenzo il Magnifico.
L’esemplare contiene il cosiddetto Corpus Hippocraticum, ossia quella collezione di opere di argomento perlopiù medico che nel corso di vari secoli furono raccolte insieme e attribuite tutte a Ippocrate di Coo (ca. 460-370 a.C.), e che invece sono solamente in parte attribuibili allo stesso e in parte derivate dall’influenza che egli ebbe nei secoli successivi. Tra le opere attestate nel Corpus risulta anche il De diaeta (cc. 131v-150v), dove vengono fissati i fondamenti della moderna scienza dell’alimentazione in base al principio che un’alimentazione sana va abbinata a un’attività fisica proporzionata alla quantità di cibo assunta, e modulata secondo la costituzione del paziente, l’età e la stagione dell’anno. Il Corpus è preceduto, alle cc. 1v-8r, da una forma abbreviata del Glossario ippocratico ad opera di Galeno, un’operetta che riveste un grande interesse anche perché costituisce, a parere di Lorenzo Perilli, «la più antica opera conservata che segua un ordine alfabetico pressoché rigoroso».
Dal punto di vista testuale il manoscritto mostra affinità con il codice gr. 71 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, copiato a Roma alla fine degli anni settanta del Quattrocento e poi letto e trasmesso in ambiti medici tedeschi: è stato ipotizzato (Mondrain) che i due testimoni possano essere derivati da uno stesso modello caratterizzato dall’inversione dei due bifolii centrali di un fascicolo. Inoltre, è stato osservato (Fortuna) come il codice laurenziano sia stato corretto sulla base del manoscritto gr. 2141 della Bibliothèque nationale de France di Parigi.
Si espone la c. 1v con l’inizio del Corpus (a fronte); alle pagine seguenti le cc. 1r con l’indice delle opere contenute nel Corpus e 131v con l’incipit del De diaeta.

[S.M.]

Bandini 1764-1770, III, coll. 41-46; Canart 1977-1979, pp. 285, 322; Mondrain 1988, p. 208; Dillon Bussi-Fantoni 1992, p. 142; Perilli 2000, pp. 30, 34; Fortuna

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