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L'Europa riscopre i suoi antichi libri nascosti

Esempi di risultati

Grottaferrata, Biblioteca del monumento nazionale, gr. 323 (Rocchi A.a.XI + A.a.XIII), cc. 142r-143v

Si presenta il frammento di un documento notarile contenuto attualmente nel Crypt. gr. 323 (Rocchi A.a.XI + A.a.XIII) (lezionario evangelico), i cui connotati paleografici fanno pensare sia stato esemplato in Terra d'Otranto nel pieno secolo XIII. Gran parte del manufatto è scritta su pergamena di reimpiego proveniente da almeno otto diversi manoscritti di contenuto biblico, liturgico e agiografico, databili fra la fine del sec. X e l'inizio del XII. Le cc. 140-151, invece, sono costituite da 5 atti notarili greci, tutti assai frammentari per l'energica rifilatura cui sono stati sottoposti al momento del loro adattamento al formato del codice-contenitore.
Immagine a luce naturale Il foglio sottoposto a digitalizzazione è il documento numero cinque (cc. 142r-143v). Nonostante le mutilazioni è possibile ricostruire il contenuto, un contratto di dote in favore di tal Saida, vergato dal notaio Pankallos, figlio di Giovanni Kourkouas, nel febbraio 1084 (indizione VII, anno del mondo 6592), figura ben nota in quanto rogatore di almeno altri due atti tarantini.
Per quanto concerne gli altri documenti contenuti nel codice in esame, dai nomi dei notai, da varie particolarità stilistiche, lessicali, toponomastiche e paleografiche, si può affermare che tutti i documenti ivi conservati sono stati rogati a Taranto dove, verosimilmente, una volta perso il loro valore giuridico ed economico, finirono sul mercato della pergamena usata.
Immagine elaborata Le vicende della città sono ben documentate dalla storiografia greca, grazie alla quale sappiamo che Taranto subì una progressiva emarginazione sia in seguito alla fondazione di Brindisi, con il prolungamento della via Appia sino alla stessa città (III sec. a.C.), sia con la successiva costruzione della via Traiana che collegò il porto adriatico direttamente con Roma. Anche in epoca bizantina la città ebbe un peso politico-economico secondario, prospero ma senza pretese marittime e commerciali, pur conservando una certa importanza nel thema di Longobardia e del catepanato d'Italia. Essa era comunque sede di un arcivescovo latino e di funzionari bizantini di medio rango, aveva buone fortificazioni, la vita economica si fondava per lo più sull'agricoltura e la pesca. Inoltre la popolazione, almeno dopo la riconquista dell'880, appare profondamente ellenizzata specie nei secoli X-XI sino almeno all'avvento dei Normanni.
Pur tuttavia, a dispetto delle informazioni storiche in nostro possesso, dalle quali si inferisce la presenza di una vita intellettuale attiva che si espresse in greco, non disponiamo di alcuna esplicita testimonianza relativa alla produzione libraria. Unica testimonianza in questo senso è costituita dagli 80 atti notarili vergati tra il 981 e il 1228, la cui eleganza grafica si accompagna alla correttezza ortografica e grammaticale, tanto da aver indotto gli studiosi a proporre la definizione di "stile tarantino", per rivendicare la congruenza qualitativa e formale dei documenti in questione.
Il frammento qui esposto va a integrare il numero degli atti notarili redatti con certezza a Taranto, le cui caratteristiche grafiche e formali costituiscono una ulteriore testimonianza del buon livello culturale di quella società, come è possibile cogliere dalla produzione scritta; ciò a dispetto del silenzio relativo all'ambito librario.
Alessia A. Aletta - Santo Lucà