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L'Europa riscopre i suoi antichi libri nascosti

Esempi di risultati

Milano, Biblioteca Ambrosiana, codice F 10 sup., c. 72v

Immagine a luce naturale Il Salento bizantino ha prodotto e trasmesso sino a noi numerosi manoscritti greci, non pochi dei quali palinsesti. È certamente di origine salentina, se non altro per la grafia otrantina con cui è stato vergato, anche questo codice Ambrosiano, acquistato a Cutrofiano, una località al centro del Salento, nel 1606, quando si stava costituendo la Biblioteca Ambrosiana e gli emissari del cardinale Federico Borromeo percorrevano l'Italia meridionale e molte regioni dell'Europa e del Vicino Oriente in cerca di manoscritti per la nascente istituzione.
Il codice, scritto verosimilmente nel XIV secolo, è una miscellanea di testi di disciplina ecclesiastica e di liturgia, di diffusa circolazione nel Salento dell'epoca. È palinsesto, e risulta confezionato con fogli appartenenti a quattro manoscritti, due dei quali almeno in parte già palinsesti: in alcuni fogli il codice è quindi bis rescriptus.
La carta qui riprodotta è fra quelle riscritte due volte. Le riprese digitali multispettrali hanno permesso di individuare le due scritture inferiori, per cui si possono leggere, uno sotto l'altro, i seguenti tre testi: una breve sezione del libro Contro i latini (Dialexis) di Niceta Stetato (XI secolo) indirizzata a condannare la pratica latina di digiunare nei sabati di quaresima (scrittura superiore), il contacio per santa Tecla (24 settembre) e gli exaposteilaria per san Giovanni evangelista (26 settembre) e per san Gregorio d'Armenia (30 settembre) (scrittura media), il canone per il martire sant'Agatonico (scrittura inferiore).
Immagine elaborata Il manoscritto della scrittura media, vergato nel cosiddetto stile "rettangolare" di Terra d'Otranto e databile al XII secolo, doveva essere un Exaposteilarion e Kontakarion insieme: vi si riscontrano infatti sia gli exaposteilaria, cioè brevi composizioni inniche eseguite al termine dell'ufficiatura mattutina, sia alcuni contaci, cioè inni costituiti di un proemio con ritmo metrico autonomo e di varie strofe - non sempre però riportate integralmente o talora del tutto omesse - strutturate su uno stesso schema metrico e tutte concluse da un identico ritornello annunciato nel proemio.
Il manoscritto della scrittura inferiore invece, probabilmente un Meneo (libro liturgico con i testi innici dell'ufficiatura) per il mese di Agosto, presenta una grafia molto più antica, databile al pieno IX secolo: esso è accostabile a uno dei due filoni - quello delle scritture piccole e rotonde, per lo più ad asse verticale - in cui si incanalano le prime espressioni di scrittura documentaria (l'altro filone è quello delle scritture oblunghe, spesso inclinate a destra). Il codice F 10 sup. quindi, ben radicato nel Salento del XIV secolo per la sua conformazione attuale, conserva fra le pergamene di cui si compone anche questa antica testimonianza grafica, che merita di essere ulteriormente indagata nelle sue caratteristiche e nella sua localizzazione originaria.
Cesare Pasini