Logo del progetto Rinascimento Virtuale
L'Europa riscopre i suoi antichi libri nascosti

Esempi di risultati

Milano, Biblioteca Ambrosiana, codice F 130 sup., c. 47r

Questo codice si trovava in Tessaglia quando, nel 1607/1608, fu acquistato per la Biblioteca Ambrosiana da Antonio Salmazia, un emissario del cardinale Federico Borromeo che in quei mesi soggiornò nella vicina isola di Corfù raccogliendo manoscritti per la nascente istituzione milanese. Il manoscritto è costituito dagli ampi resti di due codici, accostati l'uno all'altro: un "panegirico per tutto l'anno", cioè una raccolta di omelie e testi di vari autori da leggere nelle feste dell'anno liturgico, databile a cavallo fra XIII e XIV secolo, e una raccolta di omelie di san Giovanni Crisostomo (e pseudocrisostomiche), più antica dell'altro manoscritto di circa due secoli. Mentre del secondo codice si sono conservate solo poche decine di fogli, del primo ce ne sono pervenuti ben 105, tutti palinsesti.
Immagine elaborata Essi erano stati forse già notati da Angelo Mai quando, all'Ambrosiana negli anni 1810-1819, scopriva nei palinsesti bobbiesi i testi di Cicerone, Frontone, Simmaco e Plauto, e ne intraprendeva la pubblicazione acquistandone ampia fama. Probabilmente a lui si deve il trattamento con noce di galla compiuto su alcuni fogli, oggi pesantemente oscurati dalla reazione chimica. Ma lo studio specifico della scrittura inferiore fu compiuto a fine Ottocento da Giovanni Mercati, mentre era Dottore dell'Ambrosiana, prima di passare alla Vaticana nel 1898: divulgando i risultati della sua ricerca proprio in quell'anno, segnalò di aver scoperto, nella scrittura inferiore, un inedito commento greco al Vangelo secondo Luca e, pubblicandone alcuni estratti dalle pagine meglio leggibili, in base ai contenuti ipotizzò che quel commento fosse stato composto nella prima metà del V secolo o negli ultimi anni del IV. Nel 1901 Joseph Sickenberger pensò di attribuirlo a Tito di Bostra, un vescovo della provincia d'Arabia vissuto nella seconda metà del IV secolo, ma la questione della paternità del commento deve essere ritenuta ancora aperta.
Immagine a luce naturale Il foglio qui riprodotto, fortemente oscurato dalla noce di galla (nella scrittura sia superiore sia inferiore) e reso leggibile grazie all'elaborazione delle riprese digitali multispettrali, nella scrittura superiore ci tramanda l'omelia di san Giovanni Crisostomo sul Natale di Cristo, e in quella inferiore un estratto dall'XI omelia del commento a san Luca, in cui l'anonimo autore fa riferimento a Giobbe, collocandone fra l'altro la vita duemila seicento anni prima: questo dato, interpretato secondo il calcolo tradizionale degli anni in cui Giobbe sarebbe vissuto, permette di confermare la datazione del commento alla prima metà del V secolo. La grafia della scrittura inferiore invece, una maiuscola ogivale inclinata un poco trasandata e irregolare, induce a datare il manoscritto originario alla seconda metà del IX secolo.
Cesare Pasini