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        - FORMATO E FUNZIONE: IL CASO DELLA BIBBIA
 
       
          
          
      La Bibbia – il “libro” per eccellenza che contiene i testi sacri della tradizione giudaica e cristiana – esemplifica perfettamente la dinamica esistente tra formato e funzione in un codice manoscritto. 
        Il testo della Bibbia poteva essere letto a scopo liturgico in contesti comunitari, a fini devozionali in privato e, ancora, per ragioni di studio in aula o in solitudine. A ciascuna di queste funzioni potevano corrispondere una forma ed una dimensione particolari ed appropriate: maggiori per i libri che dovevano essere esposti o da utilizzare in funzioni pubbliche, minori e più maneggevoli per i manoscritti destinati alla preghiera e alla consultazione individuale. 
        Nella vetrina sono esposti due codici biblici diversissimi per formato e per tipologia: una Bibbia gigante, proveniente dal Duomo di Firenze, ed una piccola Bibbia portatile che la tradizione lega a Marco Polo (1254-1324), o comunque a un viaggiatore recatosi in Cina tra i secoli XIII e XIV. 
        Nel primo caso (n. 35) si tratta di un oggetto monumentale, appartenuto a una comunità ecclesiastica, che si propone visivamente come strumento di propaganda e di veicolazione di istanze spirituali ed ideologiche, in sintonia con le esigenze di rinnovamento morale promosse dalla Chiesa tra la metà del secolo XI e la metà del XII. Il centro di diffusione del modello di questa tipologia libraria, infatti, è stato individuato nella stessa Roma. 
        Nel secondo caso (n. 36), invece, è proposta una tipica Bibbia “da mano” secondo il modello messo a punto nel contesto universitario parigino agli inizi del secolo XIII per soddisfare il bisogno di maestri, studenti e predicatori di disporre di un “proprio” esemplare del testo delle Sacre Scritture da consultare, sfogliare rapidamente e trasportare con agio. 
        
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