34. Quintiliano, Institutio oratoria Italia centrale (Firenze), sec. XV (13 marzo 1477: si veda il colophon con datazione espressa secondo lo stile fiorentino a c. 248r) Il codice costituisce per composizione materiale, scrittura e decorazione un tipico esempio della produzione manoscritta fiorentina di pregio della seconda metà del Quattrocento. Vergato in minuscola umanistica, è opera di due copisti di professione che sono stati identificati da Albinia de la Mare (1985) nel cosiddetto scriba del manoscritto Urbinate lat. 441 (cc. 1r- 100v, 144r-248r) e in Gundisalvus de Heredia (cc. 101r-143v). Parimenti è stato riconosciuto l’artista responsabile del ricco ed elegantissimo apparato illustrativo che scandisce le diverse partizioni del testo. Si tratta di Francesco Rosselli (1448-notizie fino al 1508), che negli anni settanta e nei primi anni ottanta del Quattrocento lavorò per diversi ed illustri committenti in onore dei quali escogitò «soluzioni decorative di estrema raffinatezza e sontuosità» (Di Domenico 2005). Per i Medici, in particolare, oltre a questo testimone Rosselli miniò anche due codici aristotelici (Plut. 71.7, Plut. 84.1), un’Iliade (Plut. 32.4), un Lucano (Plut. 91 sup. 32) e un Erodoto (Plut. 67.1): in tutti ha sfoggiato una perfetta padronanza del repertorio decorativo umanistico, fatto di candelabre, putti, cammei, mascheroni, cornucopie, clipei, bacili fiammeggianti, imprese araldiche e ritratti idealizzati. Particolarmente bello in questo manoscritto, nella lettera iniziale P a c. 1r, è il ritratto a mezzo busto di Quintiliano, «vestito alla grecanica» a ricordare la figura del sapiente orientale (Vedere i classici 1996). Destinatari delmanoscritto sono Lorenzo (1463-1503) e Giovanni (1467-1498) di Pier Francesco de’Medici (lo stemma mediceo è raffigurato al centro della cornice nel margine inferiore di c. 1r), come ricorda anche la nota di possesso vergata a c. 248r dal loro maestro, Giorgio Antonio Vespucci (1434-1514), che ha anche integratomolti vocaboli greci negli spazi vuoti lasciati dai copisti (Daneloni 2001). Non desta meraviglia l’interesse di Vespucci per questo testo, dal momento che la valenza, anche didattica, dell’Institutio oratoria era nel secolo xv ben apprezzata: sia Lorenzo Valla (1407-1457) sia Angelo Poliziano (1454-1494) riconoscevano, ad esempio, nella sua struttura ordinata e nel suo stile chiaro ed esaustivo un sussidio ideale per l’insegnamento della retorica. Si espone la c. 1r, che reca l’incipit del manoscritto con il ritratto di Quintiliano. Torna Su |
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