37. Miscellanea poetica latina e volgare Toscana, sec. XVII La presente miscellanea, contenente carmi di vari autori cinque-seicenteschi, tra i quali Alessandro Adimari, Antonio Aldrovandi, Lorenzo Azzolini, Bonavita Capezzali, Pier Francesco Minozzi, Ciro di Pers, è appartenuta a Francesco Redi, che ne verga anche una sezione. Considerato uno dei fondatori della medicina e della biologia moderne, il Redi è senz’altro uno degli scienziati più poliedrici e interessanti della tradizione italiana ed europea, che ha saputo coniugare, in una sintesi non facilmente ripetibile, la vita di corte e la passione per le ricerche scientifiche, l’arte, le lettere e gli antichi manoscritti. Archiatra dei due granduchi di Toscana Ferdinando II e Cosimo III, autore di opere destinate a segnare delle tappe miliari nella storia della scienza moderna, l’intellettuale aretino fu anche membro dell’Accademia dell’Arcadia, uno dei rappresentanti più attivi dell’Accademia del Cimento e Arciconsolo dell’Accademia della Crusca, ove fu incaricato di collaborare alla correzione e all’ampliamento delle voci del Vocabolario della lingua italiana. Letterato raffinato, coltivò sin da giovane la poesia, non «per mestiere, ma bensì per passatempo e per fuggir l’ozio», come egli stesso scriveva in una lettera del 10 giugno 1690 a Federigo Nomi.Tra gli scritti letterari, spicca il celebre ditirambo Bacco in Toscana pubblicato nel 1685, brillante elogio del vino, considerato un capolavoro della letteratura d’evasione. I manoscritti collezionati dal Redi, insieme ad una parte del suo voluminoso epistolario, confluirono nella Biblioteca Medicea Laurenziana nel 1820, per lascito testamentario dell’ultimo erede, il balì Francesco Saverio Redi. A c. 144v (sopra) è lo stemma di famiglia, disegnato a penna forse dal Redi stesso. Si espone la c. 70v, che contiene l’ode De Herculis et Antei pugna di Francesco Redi, autografa. Torna Su |
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