scheda catalografica 65

scheda catalografica 68

scheda catalografica 91

scheda catalografica 102

scheda catalografica 46

SEZIONE III

Si presenta una selezione degli autori "prediletti" da Alberti, greci, latini, medievali e coevi, secondo l’ordine cronologico.

Per capire il rapporto di Alberti con gli autori della tradizione ci soccorrono in modo del tutto speciale le sue stesse parole (schede 65, 68, 91 e 102).

Il colloquio con gli autori
Io mai men solo che quando me truovo in solitudine. Sempre meco stanno uomini periti, eloquentissimi, apresso di quali io posso tradurmi a sera e occuparmi a molta notte ragionando: ché se forse mi dilettano e’ iocosi e festivi, tutti e’ comici, Plauto, Terrenzio, e gli altri ridicoli, Apulegio, Luciano, Marziale e simili facetissimi eccitano in me quanto io voglio riso. […] molti dotti, quanto io gli richieggio, mi raccontano della agricoltura, e della educazione de’ figliuoli, e del costumare e reggere la famiglia, e della ragion delle amicizie, e della amministrazione della republica, cose ottime e approvatissime. […] non a me mancano i santissimi filosofi, apresso de’ quali io d’ora in ora a me stessi satisfacendo me senta divenire più dotto anche e migliore (L.B. ALBERTI, Theogenius, I)

Il tempio della cultura
Gl’ingegni d’Asia e massime e’ Greci, in più anni, tutti insieme furono inventori di tutte l’arte e discipline; e construssero uno quasi tempio e domicilio in suoi scritti a Pallade e a quella Pronea, dea de’ filosofi stoici, ed estesero e’ pareti colla investigazione del vero e del falso; statuironvi le colonne col discernere e annotare gli effetti e forze della natura, apposervi el tetto quale difendesse tanta opera dalle tempeste avverse; e questa fu la perizia di fuggire el male, e appetire e conseguire el bene, e odiare el vizio, chiedere e amare la virtù (L.B. ALBERTI, Profugiorum ab erumna libri, III)

Gli antichi sono la "voce" della scrittura e le opere dei moderni sono "mosaici"
Noi vero, dove io come colui e come quell’altro volli ornare un mio piccolo e privato diversorio, tolsi da quel pubblico e nobilissimo edificio quel che mi parse accomodato a’ miei disegni, e divisilo in più particelle distribuendole ove a me parse. E quinci nacque come e’ dicono: Nihil dictum quin prius dictum. E veggonsi queste cose litterarie usurpate da tanti, e in tanti loro scritti adoperate e disseminate, che oggi a chi voglia ragionare resta altro nulla che solo el raccoglierle e assortirle e poi accoppiarle insieme con qualche varietà dagli altri e adattezza dell’opera sua […]. Qual cose, dove io le veggo aggiunte insieme in modo che le convengano con suoi colori a certa prescritta e designata forma e pittura, e dove io veggo fra loro niuna grave fissura, niuna deforme vacuità, mi diletta, e iudico nulla più doversi desiderare. […] E noi […] che vediamo raccolto […] ciò che presso di tutti gli altri scrittori era disseminato e trito, e sentiamo tante cose tanto varie poste in uno e coattate e insite e ammarginate insieme, tutte corrispondere a un tuono, tutte agguagliarsi a un piano, tutte estendersi a una linea, tutte conformarsi a un disegno, […] più nulla qui desideriamo[…]. (L.B. ALBERTI, Profugiorum ab erumna libri, III - scheda 46)

La selezione degli autori
Facciano adunque e’ padri ch’e’ fanciulli si dieno alli studi delle lettere con molta assiduità […]. Apprendano dipoi l’abaco, e insieme, quanto sia utile, ancora veggano geometria […]. Poi ritornino a gustare e’ poeti, oratori, filosofi […]. E arei io caro che e’ miei s’ausassero co’ buoni autori, imparassino grammatica da Prisciano e da Servio, e molto si facessino familiari, non a cartule e gregismi, ma sopra tutti a Tullio, Livio, Sallustio, ne’ quali singularissimi ed emendatissimi scrittori, dal primo ricever di dottrina attingano quella perfettissima aere d’eloquenza con molta gentilezza della lingua latina. […] Non però biasimo la dottrina d’alcuno erudito e copioso scrittore […]. Cerchisi la lingua latina in quelli e’ quali l’ebbono netta e perfettissima; negli altri togliànci l’altre scienze delle quali e’ fanno professione (L.B. ALBERTI, Libri della famiglia, I)