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INTRODUZIONELa biblioteca è un luogo materiale, ma anche un luogo ideale: produzione letteraria e produzione artistico-architettonica hanno il loro centro nella cultura, ricercata, selezionata, assimilata, rielaborata. Leon Battista Alberti. La biblioteca di un umanista ricostruisce il laboratorio intellettuale dell’Alberti, fatto di documenti e libri, oggetti e strumenti, memorie, letture, invenzioni.
È l’Alberti stesso a presentare la sua idea di cultura umanistica e di biblioteca:
E ancora:
L’ambiente di studio è evocato attraverso il corteo delle immagini delle arti e discipline che caratterizzano il sapere; i ritratti degli antichi autori classici amati ed imitati si affacciano sopra i codici con le loro opere; le sfere armillari e gli strumenti tecnici della scienza e dell’arte si alternano ai libri, testimoniando la pluralità e complessità del sapere albertiano.
Il percorso espositivo introduce prima di tutto nel settore più privato della biblioteca, dove Alberti conservava le sue carte personali: e ciò consente anche di ricapitolare la biografia e l’iconografia dell’autore (scheda 48). Segue poi la biblioteca vera e propria. La prima sezione contiene i codici con le opere dell’Alberti, sia da lui scritti e corretti, sia derivati dal suo scrittoio. Si trovano quindi per la prima volta riuniti tutti gli autografi di Alberti e, insieme ad essi, esemplari manoscritti confezionati nel ristretto cerchio dei suoi parenti, amici, sodali ( schede 26, 56 e 58). Il secondo settore introduce all’interno del “tempio della cultura” di Alberti: dalle opere composte dall’umanista si passa ad incontrare le opere degli autori che costituirono il suo alimento intellettuale e che entrarono in un rapporto dialogico, di adesione, emulazione, ripresa, opposizione, con lui. È nuovamente attraverso le parole dell’umanista che scopriamo l’ampiezza della sua ricerca, che spazia dagli antichi, fortemente amati, agli scrittori del medioevo e del suo tempo e anche ai volgari: Mi sono applicato a riunire tutti gli autori possibili, famosi o oscuri, […] e tutto ciò che vi si trovava di elegante ed interessante l’ho trascritto nel mio opuscolo. Questi sono gli autori che mi sono venuti tra le mani: greci […], latini […], e inoltre moltissimi gallici e toscani, oscuri, ma utili e pieni di esperienza (L. B. ALBERTI, De equo animante). La mostra espone quindi manoscritti degli autori privilegiati dall’Alberti: greci e latini, medievali e coevi. Accanto ai cinque codici sopravvissuti della sua biblioteca materiale (esposti insieme per la prima volta, schede 59, 60, 61 e 62) vengono presentati esemplari bellissimi posseduti da illustri personaggi contemporanei dell’Alberti: testimoni comunque significativi della cultura dell’Alberti e del suo tempo. |