scheda catalografica 14

scheda catalografica 15

scheda catalografica 16

scheda catalografica 20

scheda catalografica 49

scheda catalografica 50

scheda catalografica 52

scheda catalografica 51

SEZIONE II

Ma voglio sappiate queste sono cose ample e maggiori a spiegarle che voi forse non istimate. Truovonsi disseminate e quasi nascoste fra molta copia di varii e diversi scrittori, onde volerle racontare tutte e ordinare, e ne’ luoghi suoi porgerle, sarebbe faccenda a qualunque ben dotto molto faticosa. Bisognerebbe avere assai prima ripensato, riscelto e meglio rassettato ogni parte. […] Così a me testé interverria sanza avere prima in me dilucidato lo ’intelletto mio con molto studio e lezione di molti scrittori, distinguendo e ordinando come chi conscende a mezzo del campo perducendo le schiere ed esserciti suoi (L.B. ALBERTI, Libri della famiglia, I).

Così Alberti presenta il suo metodo di scrittura: scrivere è riorganizzare il sapere. Nella mostra sono esposti i manoscritti originali in cui Alberti di sua mano compose, corresse, rivide e riorganizzò le sue opere: si ha così l’occasione di vedere l’autore al lavoro sui suoi testi, mentre scrive, rielabora, ripensa.

Ma non di tutte le opere si sono conservati gli autografi: di altre sono arrivate a noi solo copie. Sono qui selezionati i manoscritti realizzati da copisti vicini all’umanista e alla sua famiglia, testimoni comunque preziosi della prima diffusione dei testi e di interessi di lettura.

Precedono le tre sillogi fondamentali, che raccolgono, nel caso delle opere in volgare (scheda 14), per volontà di Alberti stesso, nel caso dei due manoscritti con le opere in latino (schede 15 e 16), per iniziativa di un possessore certamente interessato alle tematiche albertiane (probabilmente il medico-astrologo Pierleone da Spoleto), quasi tutti gli scritti a noi noti.

Seguono i manoscritti contenenti una o più opere, selezionati in modo da rappresentare il maggior numero possibile di testi, disposti secondo l’ordine cronologico di composizione.

Si segnalano soprattutto gli autografi più significativi: le pagine fitte di correzioni ed integrazioni della silloge delle opere in volgare (scheda 14) conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; il manoscritto Riccardiano (scheda 20) con la revisione autografa estesa e tormentata della Musca e della Vita s. Potiti; la stesura di mano di Alberti dell’elegia Mirtia; la carta autografa con l’Ordine delle lettere che certifica la paternità albertiana della Grammatica della lingua volgare; le varie tracce autografe disseminate su copie dei Libri della famiglia, in particolare sul codice della Biblioteca Comunale di Imola, che contiene il IV libro riccamente rivisto; le due copie, di Parigi (scheda 49) e di Venezia (scheda 50), del Momus ugualmente riviste e corrette di mano dell’autore, forse in tempi e luoghi diversi; il fascicolo con correzioni autografe dell’opera più famosa, il De re aedificatoria, nel manoscritto di Eton (scheda 52). E infine l’unica testimonianza rimasta di disegni architettonici albertiani (a parte il piccolo schizzo vergato nella lettera a Matteo de’ Pasti) e fortunatamente conservato presso la Biblioteca Medicea Laurenziana, all’interno di una raccolta miscellanea di disegni di varia origine (scheda 51): il disegno di terme, per una destinazione ancora non chiarita. Insieme con il disegno simbolico dell’occhio alato (scheda 14), di persistente ardua decifrazione, resta il segno emblematico di quanto ancora ci sia da studiare per capire Alberti e le sue opere.