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Le vetrate

Le vetrate della biblioteca di Michelangelo sono un capolavoro dell’arte vetraria con molteplici riferimenti alla pittura cinquecentesca coeva. In origine le vetrate erano trenta, disposte parallelamente sui due lati della sala di lettura per illuminare i plutei (banchi lignei) adibiti alla lettura; oggi ne rimangono ventisette più due cieche poiché nel 1841 l’assetto originario della sala venne alterato dalla costruzione della Tribuna d'Elci. La decorazione policroma è molto raffinata, eseguita probabilmente con cartoni, almeno quattro, con la tecnica della pittura a grisaglia e del giallo argento. Vi sono rappresentati i simboli dell’araldica medicea riferibili a Clemente VII e a Cosimo I: un trionfo di motivi a grottesche, emblemi, armi e putti alati. Numerose vetrate riportano la data di esecuzione (1558, 1567, 1568 fino al 1695). Michelangelo progettò la struttura architettonica della Biblioteca mentre le decorazioni e le vetrate furono realizzate da altri artisti dopo la sua partenza da Firenze avvenuta nel 1534. Se in passato le vetrate venivano attribuite a Giovanni da Udine, recenti studi suggeriscono che siano state realizzate da maestranze fiamminghe su cartoni riconducibili ad ambiente vasariano. In particolare, è stato scoperto recentemente il disegno preparatorio di un cartone delle vetrate, attribuibile al fiammingo Wouter Crabeth, anche conosciuto come Gualtieri d’Anversa.

Il restauro delle vetrate

Nonostante le vetrate siano state più volte restaurate in passato, l’intervento di restauro avviato nel 2003 si è reso necessario per l’aggravarsi della situazione conservativa. In diversi punti le vetrate non erano più in grado di riparare l’interno della sala dall’acqua che, penetrando all’interno, avrebbe potuto recare danno ai plutei e al pavimento. In generale, le vetrate si presentavano fragili, sia nella struttura sia nella pittura e mostravano una perdita di colore diffusa, soprattutto quelle posizionate sul lato destro (esposto a Nord) oltre a numerose fratture sia recenti che antiche, quest’ultime riparate con il piombo.

Il restauro prevede le seguenti fasi:

1) ricerca della documentazione sulla storia e i restauri precedenti;
2) ricognizione sul degrado del complesso;
3) realizzazione di un ponteggio mobile;
4) mappatura dello stato di conservazione;
5) indagini diagnostiche sulla tecnica di esecuzione e composizione;
6) indagini microclimatiche;
7) restauro campione di una vetrata presso l’Opificio delle Pietre Dure (Firenze)
8) progettazione e realizzazione di speciali controvetrate esterne di protezione;
9) pulitura e restauro delle imbotti e delle cornici architettoniche;
10) affidamento del restauro delle vetrate restanti a ditte private;
11) recupero tramite retroilluminazione delle vetrate cieche.

Riapertura del complesso monumentale

Intervento del 12 aprile 2007: Nicola Casanova (Radio Svizzera Italiana) intervista Franca Arduini, Direttrice della Biblioteca, in occasione della riapertura del settore monumentale


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