9. Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 205

sec. IX metà., Francia centrale o meridionale

zoom

ps. Oddone di Cluny, Epitome dei Moralia in Iob («Epitome Marrier»)

Il manoscritto è uno dei tre finora segnalati che conservino una riduzione dei Moralia attribuita dal suo editore secentesco, Martin Marrier, a Oddone, il celebre abate di Cluny; gli altri due sono i codici Oxford, Bodleian Library, Laud. misc. 456, anch’esso della metà del IX secolo e scritto nella Francia centrale o meridionale, e Vaticano Reg. lat. 306, della seconda metà dell’XI secolo, proveniente da Cluny, l’unico a riportare l’attribuzione a Oddone. Tale epitome è stata dimostrata definitivamente spuria nel 1977 da Gabriella Braga sulla base di uno studio e una descrizione puntuale dei codici, per due dei quali la datazione è evidentemente incompatibile con una paternità di Oddone (morto nel 942); la studiosa, che identifica la vera epitome oddoniana in quella conservata nel codice Parigino lat. 2455, ha proposto di datare quella non autentica, da lei ribattezzata Epitome Marrier, alla prima età carolingia. L’anonimo epitomatore, oltre a ridurre decisamente l’estensione dei Moralia […] ristruttura il materiale gregoriano seguendo più rigidamente il testo del libro di Giobbe […]. L’epitome dei Moralia è preceduta da un prologo dove l’autore – che non dice il suo nome, né quello di un eventuale dedicatario – espone il suo metodo di lavoro, […]. A questo prologo segue un carme di 60 esametri […] che sono stati accostati ad altri versi prodotti nell’ambiente degli ecclesiastici di origine visigota che collaborarono strettamente con la corte carolingia. Questi elementi potrebbero indurre a collegare l’epitome con Orléans e Fleury, dove all’inizio del IX sec. fu rispettivamente vescovo e abate il visigoto Teodolfo […]. Parallelismi formali ancor più cogenti, tali da far pensare a un’identità di autore, si possono però riscontrare fra i prologhi dell’epitome e quelli – anch’essi rispettivamente in prosa e in esametri – della Concordia regularum di Benedetto di Aniane, il grande abate di origine visigota che diede un contributo decisivo a propagare la regola benedettina nei monasteri franchi; i rapporti fra Teodolfo e Benedetto furono del resto molto stretti, e possono spiegare le reciproche influenze.

PAOLO CHIESA

Si riproduce la p. 10 con l’iniziale (vir) zoomorfa dell’epitome.

La scheda completa è pubblicata nel catalogo della mostra Gregorio Magno e l'invenzione del Medioevo, a cura di Luigi G. G. Ricci, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galluzzo 2006 (Archivum Gregorianum, 9).