VI. «Si arrivò finalmente in Firenze» |
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Dopo il lungo viaggio di ritorno in Italia nell'autunno 1792, durante il
quale si riapre «la fonte delle rime», trovata casa a Firenze sul Lungarno,
Alfieri organizza, nella
palazzina Gianfigliazzi (sch. cat. 130), la recita delle sue tragedie.
Per l'occasione egli stesso interpreta la parte del protagonista davanti a un pubblico
scelto di amici ed estimatori. Conclusa la fase creativa, termina quei lavori di traduzione
- l'Eneide, le commedie di Terenzio, le opere di Sallustio - cui già
dal 1790 si era dedicato per esercitarsi e per astrarsi dalla realtà. Le traduzioni,
infatti, come scrive a Teresa Regoli Mocenni, hanno il pregio di sforzare ad
«un'attenzione servile e vi rubano per cosė dire a voi stesso». L'esercizio del
tradurre mira anche alla conquista di «un verso comico» con il proposito, da
tempo coltivato, di scrivere commedie realizzate poi dal 1800 al 1803. Fin dal 1773,
infatti, con l'Esquisse, e dal 1778 con i Pensieri comici, aveva pensato di
darsi, deposto il coturno, al «partito del riderne». La composizione delle
Satire (sch. cat. 147), avviate nel 1777 e poi abbandonate,
verrà ripresa nel 1786 e terminata nel 1797.
Dal 1794, probabilmente, inizia a prendere forma il Misogallo (sch. cat. 139) che verrà sottoposto ad un intenso labor limae e che resterà inedito per volontà dell'autore il quale ne pubblica solo alcune composizioni nel Contravveleno poetico del 1799. |
![]() Scheda catalografica 130 ![]() Scheda catalografica 147 ![]() Scheda catalografica 139 |
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