I. Dai «primi tentativi di poesia» alla «liberazione vera» |
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Tornato dai viaggi italiani ed europei, Alfieri si stabilisce a Torino e nel febbraio del
1774 inizia la composizione della
Cleopatra (sch. cat. 2): da questa data il poeta fa iniziare i suoi
«anni letterari», registrati in forma di succinta autobiografia intellettuale
nel Rendimento di conti. Ispirazione tragica e comica coesistono, come testimoniato
dalla stesura della farsa I poeti, ma prevale la volontà di divenire autore
tragico.
Nel 1775 viene ideato in francese il Filippo (sch. cat. 12), successivamente steso in prosa italiana e versificato. L'idea, la stesura e la versificazione, da Alfieri definite i «tre respiri» della sua scrittura, costituiscono a partire da questo momento un metodo costante di lavoro. La prima grande difficoltà è la conquista (sch. cat. 8) del linguaggio poetico, per il quale, accanto a Seneca, che comincia a tradurre, Alfieri guarda al modello dell'Ossian italianizzato da Cesarotti. Legge, senza più abbandonarli per il resto della vita, Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Il soggiorno a Siena del 1777, durante il quale si stabiliscono i legami con Francesco Gori Gandellini e con il «crocchietto» degli amici senesi, ispira il trattato Della tirannide (sch. cat. 18), stimolato anche dalla lettura di Machiavelli. Sempre a Siena, legge in traduzione la Tebaide di Stazio, idea La congiura de' Pazzi, stende l'Agamennone e l'Oreste. La «liberazione» da vincoli economici e di sudditanza politica, necessaria per diventare autore tragico, spinge Alfieri alla donazione dei propri beni alla sorella Giulia in cambio di un vitalizio. |
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