De tyranno

Il De tyranno - già redatto alla fine di agosto del 1400 - nel suo titolo riprende e fissa uno dei temi più caratteristici della letteratura politico-giuridica medievale, riecheggiando soprattutto la maggior dottrina civilistica del Trecento.

È forse l’opera di Salutati che ha attratto su di sé la maggiore attenzione della più recente tradizione storiografica in ambito storico-dottrinale, a causa della sua duplice (e in tutta apparenza contraddittoria) natura.

Da una parte si presenta come ‘manifesto’ del motivo schiettamente umanistico dell’apologia della libertas repubblicana contro ogni forma di potere personale e assoluto, dall’altra come ‘difesa’, insieme con Dante, del principio della monarchia universale dell’imperatore romano che si identifica esemplarmente nella figura di Cesare.

Nonostante ciò il De tyranno resta un’organica interpretazione dei principi generali del reggimento politico, frutto della riflessione di un uomo di solida formazione giuridica per il quale l’ispirazione repubblicana e quella monarchica, lungi dal contraddirsi, convivono e si richiamano vicendevolmente.