De Seculo et religione

Nell’elencazione cronologica delle sue opere indirizzata a maestro Giovanni di ser Buccio da Spoleto del 1° febbraio 1405 Coluccio Salutati considera sua opera prima il De seculo et religione.

Il libro che vede la luce nel 1381 o al più tardi nel 1382 si riallaccia a un ricco filone medievale di letteratura ascetica di matrice prevalentemente monastica ed ha una diffusione larghissima.

Si tratta di una esortazione assai fervida alla vita claustrale e di una requisitoria ossessionante contro il mondo e la vita mondana, e contro tutti quei filosofi che al mondo danno una dignità fuori luogo. La condanna di Salutati non si arresta né dinanzi alla Chiesa, né di fronte ai suoi più alti ministri, irride predicatori e staffila cardinali. Perfino dinanzi alla sua Firenze sogna apocalitticamente il giorno della rovina, anche se non sa astenersi dal vagheggiarne la bellezza, quale si svela dall’alto dei suoi colli.

Il testo ricalca gli schemi della disputatio scolastica, ricorre sistematicamente all’etimologia o alla finzione del dibattito, all’uso di uno stile assai estraneo ai canoni degli autori antichi e, infine, a fonti bibliche o della tradizione cristiana: tanti aspetti che contribuiscono a collocare questa opera assai lontano, dal punto di vista retorico, dal rinnocvamento della cultura fiorentina contemporanea.