De nobilitate legum et medicine

In una lettera a Pietro Turchi del febbraio 1400 si legge che Salutati aveva oramai compiuto e pubblicato il De nobilitate legum et medicine (scheda n. 41).

L’argomento della preminenza delle leggi sulla medicina, già spesso discusso, era da Salutati inteso come problema fra volontà e intelletto, fra azione e contemplazione e rientrava perciò in un complesso di questioni a lui molto care.

Salutati imposta la discussione molto nettamente sul terreno morale e dichiara la supremazia della volontà come facoltà primaria che guida e coordina l’azione subordinata dell’intelletto, selezionando gli oggetti moralmente validi e degni di essere conosciuti; afferma al contempo che la vita attiva, guidata dalla volontà e regolata dalle leggi, è superiore a quella speculativa, in quanto unica strada attraverso la quale l’uomo con la virtù delle sue azioni e sotto l’ispirazione della grazia divina, può raggiungere quello che è il suo vero fine ultimo, la beatitudine celeste nella fruizione e nella contemplazione di Dio.

Questo obiettivo invece rimane precluso a chi conduce una vita di pura speculazione, guidato dal solo intelletto che, per la sua natura inevitabilmente finita, non può mai pervenire alla conoscenza dell’infinita essenza del Creatore.