De fato et fortuna

Nel catalogo delle proprie opere Salutati fa seguire al De seculo et religione il De fato et fortuna (scheda n. 39). Il primo trattato era compiuto nel luglio del 1396; il secondo invece era certamente ormai finito il 28 settembre 1399. Tra le sue opere è probabilmente la più complessa, anche se non forse la più felice.

Nel primo trattato, De ordine causarum viene affermata la necessità della causa prima, mentre il trattato secondo, De fato, distingue i diversi significati del fato, per determinarne i rapporti con la provvidenza. Colpiscono la fortissima accentuazione del motivo agostiniano della grazia e la rigorosa affermazione dell’incapacità dell’uomo di ascendere con l’intelletto alla comprensione dei processi di Dio cui solo l’esperienza apre la via.

Il terzo trattato, De fortuna, si apre con un vivace attacco contro gli astrologi e, in seconda battuta, dei geomanti. Per Salutati, infatti, mentre si può accettare l’idea di fato come dispositio divina non altrettanto si può accettare la predeterminazione astrologica.

Quello che più caratterizza l’opera da composizioni di argomento analogo più o meno coeve è la forma di trattato, quasi a confermare l’aspetto filosofico-politico e non letterario dell’opera. Del resto, l’impegno che Salutati profuse per la raccolta di fonti e testimonianze per costruire una storia ragionata delle posizioni degli antichi e dei moderni nei confronti del fato e della fortuna è confermato dallo stesso impiego dei codici della sua biblioteca. Questi spesso vengono citati letteralmente o recano nei margini la glossa «nota de fato».