VII. «Bastantemente sazio e disingannato delle cose del mondo»

   Nella biblioteca (sch. cat. 71) che, dopo la perdita di quella parigina, Alfieri ricostituisce a partire dal 1794, un posto privilegiato viene dato ai classici greci e latini. Il poeta esaudisce infatti un antico desiderio: imparare la lingua greca. Con costanza e studio assiduo riuscirà ad essere «fondato in Grammatica assai più che in nessuna altra lingua» e a tradurre almeno un'opera di Eschilo, Sofocle, Euripide e Aristofane. Infine nel 1798, rompendo un giuramento fatto ad Apollo, scrive l'Alceste Seconda. È l'ultimo omaggio alla compagna della sua vita, la contessa d'Albany.
   In questi anni il pensiero dello scorrere del tempo e della morte, costante nelle Rime, si fa sempre più insistente, ma, come avverte l'ex libris da lui fatto eseguire, la poesia, la scrittura, i libri possono vincerne la forza distruggitrice. Compone le iscrizioni sepolcrali per se stesso e per la propria donna, e detta il testamento nel quale nomina la contessa erede universale.
   Si dedica infine alla stesura dell'ultima parte dell' autobiografia (sch. cat. 173) (sch. cat. 174), iniziata nel 1790, lavorandovi fin quasi alla morte.
   La glorificazione postuma del poeta è testimoniata dal monumento funebre fatto erigere da Luisa Stolberg d'Albany in S. Croce da Antonio Canova (sch. cat. 202).
scheda catalografica 71
Scheda catalografica 71
scheda catalografica 173
Scheda catalografica 173
scheda catalografica 174
Scheda catalografica 174
scheda catalografica 202
Scheda catalografica 202
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