TRASFORMAZIONE IDEOLOGICA DELLA FONTE

La scelta e la natura delle relazioni delle citazioni / tessere delle fonti classiche nonché la caratterizzazione dell’unico personaggio (l’esule pisano) presente nel racconto rendono esplicito il senso dell’operazione letteraria condotta da Alberti nella composizione di Hostis.

L’autore ha ripreso ed elaborato tutti i loci classici a sua conoscenza in cui veniva affrontato, sebbene sotto diverse angolature, la questione del trattamento da serbare al nemico. Era questo un tema che egli, esule, nato illegittimo in una famiglia di esuli, perennemente esposto a minacce e attacchi, avvertiva sensibilmente e al quale attribuiva grande importanza morale.

La sua, quindi, è una riflessione tutta laica e profondamente disincantata sullo stato di decadenza dell’umana società dove la vita di ognuno è influenzata non tanto dalla volontà divina o dalle decisioni ‘politiche’ dei più quanto dalle scelte e dai comportamenti di singoli individui spesso intrappolati dalle catene del meccanismo perverso dell’offesa e della conseguente e necessaria vendetta.

Infatti, l’attribuzione in Hostis della rovina di Pisa alle macchinazioni di un solo uomo, animato da mero spirito vendicativo, se costituisce una variatio rispetto al testo riportato dalla fonte medievale, è al contempo cruciale per una corretta penetrazione nel pensiero albertiano

Tale interpretazione riceve ulteriore conferma se si colloca l’operetta nel suo contesto, ossia all’interno della sequenza degli altri testi che compongono il III libro delle Intercenales. Infatti, come rileva Roberto Cardini, «le singole intercenali, nonché testi autonomi sono per l’autore articolazioni di un unico testo o discorso, stringente come una catena argomentativa e rigoroso come un sillogismo» ed il III libro, in particolare, è tutto incentrato sui temi dell’ambizione, della contesa, dell’ingiuria, della vendetta e della calamità.