RETORICIZZAZIONE DELLA FONTE

I fatti narrati dalla fonte medievale vengono trasposti, reinterpretati e riproposti da Alberti secondo schemi formali mutuati dal patrimonio retorico classico secondo una linea che da Aristotele approda a Quintiliano.

Parimenti, ogni elemento anche sostanziale che potrebbe ricondurre alla realtà comunale duecentesca viene rimosso e il tutto viene sospeso in una sfera temporale astrattamente romanizzante: il ‘consiglio generale’ è trasformato in ‘senato’, i ‘consiglieri’ diventano ‘patres’, i pareri presentati assumono le forme di vere e proprie orazioni deliberative o suasoriae.

In particolare, nella composizione di quest’ultime vengono fedelmente rispettate le regole previste dai Trivia senatoria, quegli stessi precetti che Alberti impartì al giovanissimo Lorenzo de’Medici: la mozione degli affetti, la confutazione delle altre proposte, l’enunciazione della propria tesi e la sua dimostrazione secondo un ordine ben preciso; parallelamente lo stile viene nobilitato mediante l’uso di un’ampia gamma di figure retoriche.